SKATEBOARDING: STILE DI VITA, SPORT, FORMA D’ARTE O GIOCO?

Parlando, usiamo di frequente i termini comunicazione e collaborazione…ma siamo sicuri di conoscerne il significato e di farne un uso corretto? Senza entrare troppo nel merito delle varie definizioni date a queste parole, possiamo identificarli come “mettere in comune” e “partecipare a un’attività comune”. In entrambe queste definizioni è evidente l’azione di condividere. Parlare o lavorare con gli altri non sempre presuppone la condivisione…spesso ci si parla addosso e si lavora con qualcuno più per i soldi che per altro!!
Io e Alessandro Gargiullo – provenendo da esperienze diverse – per poter dare vita a una proficua collaborazione nell’ambito dello skateboard ci siamo dovuti inevitabilmente confrontare sul significato dello skateboarding, ponendoci 5 semplici domande alle quali rispondere per poter trovare un punto di contatto dal quale partire:

Cos’è lo skateboarding?

Paolo Pica: “Vedo nel praticare lo skateboard, o una qualunque altra disciplina sportiva, un viaggio interiore alla scoperta di noi stessi e del mondo che ci circonda, dove in ogni gesto e azione possiamo scorgere mille domande alle quali rispondere per evolvere in persone più complete”.

Alessandro Gargiullo: “Lo skateboarding per me è lo strumento più efficace che la vita mi ha messo a disposizione per ribellarmi e combattere, in maniera costruttiva e creativa, un sistema socioeconomico ingiusto e massificatorio, una sana forma di individualismo che ha lo scopo di farmi sentire un persona e non un numero!”

Uno stile di vita o uno sport?

Paolo Pica: “Ognuno di noi, a prescindere da quello che fa o non fa, ha un proprio stile di vita!! Se vogliamo, anche il super sedentario che passa dalla sedia dell’ufficio al divano di casa e poi al letto, fa della pigrizia assoluta il personale stile di vita!!!!! Ho sempre interpretato lo skateboard come uno sport ad alta coordinazione, osservandolo più con l’occhio dell’insegnante di educazione fisica che con quello dello skater e pertanto vedo nello “Stile di vita dello skateboard” una mission che include l’insegnamento, la ricerca, la stesura di libri e quant’altro.

Alessandro Gargiullo: “Prima di rispondere a questa domanda l’osservazione che mi sento di fare è la seguente: nella società Italiana lo sport può essere praticato come stile di vita?
Fin quando sei giovane puoi dedicare molto tempo alla pratica di un’attività – agonistica o meno che sia – ma quando diventi grande e devi cominciare a lavorare, impiegando l’80% del tuo tempo, allora come la mettiamo?
Il circuito professionistico dello skate, con gli sponsor che pagano materiali, viaggi e stipendio, può rivelarsi una grande illusione poiché riguarda solo una piccola nicchia di persone nel mondo! Dunque la vita di uno skater “normale” è fatta di tanti compromessi, in Italia spesso al ribasso, che possono facilmente tramutare – non solo lo skateboarding – ma tutti gli sport in semplici hobby, fatti per apparire piuttosto che per essere, invece di un’ attività sportiva e tantomeno uno stile di vita!”

Una forma d’arte?

Paolo Pica: “Assolutamente si!! Gesto tecnico, espressività corporea e disciplina si fondono per dar vita a una personalissima interpretazione di un trick, una manovra unica come la propria calligrafia”.

Alessandro Gargiullo: “La storia dello skateboarding è stata, sin dagli inizi, molto legata al mondo della musica, della scultura, della pittura, della grafica e – successivamente – della computergrafica.
Di solito la capacità che ha il rider di inventarsi delle nuove manovre – o di eseguire quelle già esistenti con un stile estremamente personale – deriva non solo dall’abilità tecnica e dalla consapevolezza del proprio corpo, ma anche da un impulso libero da schemi fissi che è in grado di concretizzare le fantasie più sfrenate. L’elemento creativo è di fondamentale importanza soprattutto quando si gira per strada!
La continua voglia di sperimentare, che tramuta “l’impossibile in possibile” è un elemento imprescindibile se si vuole comprendere a pieno il senso dello skateboarding!
Altri elementi di paragone li ritroviamo nel video making: filmare delle manovre per poi realizzare un video strutturato e di senso compiuto è come per un musicista registrare un album musicale incidendo varie “take” sino a raggiungere il risultato voluto.
Nel mondo dello skateboard, per gli addetti ai lavori, realizzare degli scatti, immortalando la tecnica o la radicalità di un trick nella cornice dell’arredo urbano, ha rappresentato una nuova frontiera della fotografia!
L’aspetto grafico – fatto di disegni di pura fantasia o di rappresentazione delle cultura di strada – è da sempre un elemento fondamentale per avvicinare i profani al mondo dello skateboard….Anche l’occhio vuole la sua parte!
Chi da bambino non ha comprato la sua prima tavola per la grafica e non per le caratteristiche tecniche?”

Tutte e tre?

Paolo Pica: “Ovviamente si, lo skateboard e tutte e tre le cose. Quello che però non si è mai considerato in questa disciplina, o lo si è fatto solo di recente, è la didattica e la metodologia d’insegnamento.
Questo, a mio avviso, perché lo skateboard è sempre stato visto come un creativo stile di vita che si discostava dalla routine degli sport canonici. Come se imparare a suonare uno strumento musicale, scrivere un romanzo o dipingere un quadro non presupponessero delle scuole con degli insegnanti!!!!
Ovviamente questo non vuol dire che se uno ci si mette d’impegno e ha curiosità e motivazione non possa imparare da solo, ma è semplicemente un voler porre l’accento sul ruolo dell’insegnante che, studiando e conoscendo la materia, ne abbrevia i tempi di apprendimento riducendo la possibilità di errori. Credo inoltre che una crescita della bibliografia relativa a questo mondo e l’introduzione di metodologie d’insegnamento, non alterino in nessun modo lo spirito libero e creativo dello skateboarding. Uno skater che diventa istruttore e si studia libri tecnico-didattici sullo skateboard, continuerà a skateare come prima ma con delle conoscenze in più che, invece di danneggiarlo, al massimo lo arricchiscono!!!

Alessandro Gargiullo: “Nei miei innumerevoli anni di skate ho sempre cercato di vivere lo skateboarding in tutti i suoi aspetti, per me non è mai stato un semplice divertimento!
Dunque, partendo dal presupposto che non vivo in California o in altre realtà Europee e che non potrò mai praticare e vivere lo skate come avrei voluto, ho cercato di far miei non solo gli insegnamenti ma anche gli errori di altri rider più grandi ed esperti di me, arrivando a capire che se volevo continuare a lungo a fare skate dovevo evolvermi!
Questo venire a patti con me stesso ha prodotto una visione necessariamente più ampia dove le mie ragioni si fortificavano piuttosto che indebolirsi. Per me lo skateboard è la capacità di armonizzare e contestualizzare l’aspetto artistico o sportivo nella mia quotidianità: quando insegno prevale l’aspetto didattico e metodologico, quando skateo lo faccio per me stesso e quando filmo, fotografo o scrivo predomina l’aspetto artistico!”

.…. Un gioco pericoloso, fastidioso e quindi inutile?

Paolo Pica: “Vedo lo skateboard al pari di un buon libro…..fogli di carta stampata che, veicolando un messaggio, toccano l’animo del lettore arricchendolo e facendogli vedere il mondo con occhi diversi….migliori!

Alessandro Gargiullo: “Per la maggior parte delle persone che non fanno skate il vedere un tizio trascorrere ore e ore a schiantarsi sull’arredo urbano – utilizzando la tavola per scorrere, sbattere o scivolare sulle varie superfici che compongono la città – non ha assolutamente senso se non quello di produrre rumore, infastidire e vandalizzare…questo perché?
Perché, oltre a un problema meramente culturale che vede nel pallone il principale divertimento di un giovane o di un adulto, molti non riuscendo a capire le reali caratteristiche tecnico-creative e le motivazioni per le quali si è disposti anche a subire un infortunio pur di chiudere una determinata manovra. Ma in fondo le motivazioni che spingono un motociclista a girare in pista a 300 km orari, o uno sciatore che, facendo discesa libera, raggiunge i 120 km orari su “due pezzi di legno” non sono le stesse di uno skater che prova a saltare su un corrimano o da una scalinata?
Nello skateboarding non puoi barare con te stesso! Non esistono scorciatoie , facilitazioni o sconti…come dovrebbe essere la vera essenza dello sport: motivazione, umiltà, pratica e sacrificio!
Forse uno dei motivi per i quali lo skateboarding non viene capito dipende dal fatto che viviamo in una società dove tutto deve essere rapido e fico… invece, a volte, l’andare sulla tavola è l’esatto opposto!”

Partendo dalle risposte date a queste semplici domande e dall’idea che l’armonioso miscelarsi di esperienze diverse potesse essere un punto di forza e non un ostacolo, sono nati alcuni interessanti progetti tra cui il libro: Street And transiton. Approccio alla didattica dello skateboard, a quale Simone Marcelli ha dato il suo contributo. Il testo, che uscirà nel 2017 edito da Full Time Edizioni Sportive, di cui presentiamo in anteprima la copertina – esaminando 60 trick dal punto di vista dalla tecnica esecutiva delle manovre, degli esercizi di riscaldamento, delle progressioni didattiche e dell’analisi degli errori – è stato, insieme a Skate. Metodologia tecnica e propedeutica degli elementi base dello skateboard, il cardine su cui si è sviluppato il progetto per l’insegnamento dello skateboard al disabile visivo Skating in the Dark.

Street and Transition - Fulltime Edizioni Sportive

A cura di:

Alessandro Gargiullo
Paolo Pica
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