Underground: pregiudizio o attitudine al cambiamento?
Lo skateboarding, fin dalla sua nascita, ha sempre avuto un legame imprescindibile con il concetto di “underground”…come fosse un patto di sangue!
In effetti l’andare sulla tavola, così come fare graffiti, un certo tipo di musica, di cinema o altro, si è sempre identificato con la volontà di contrapporsi a una cultura di massa o di rappresentarne un’ alternativa.
L’essere in antitesi o in alternativa, agendo aggressivamente o distruttivamente, è solo la facciata più superficiale e comoda da tradurre, viceversa, a nostro avviso il messaggio più profondo dell’underground è rappresentato dal battere nuovi e diversi sentieri con coraggio e competenza piuttosto che ricalcarne di vecchi alzando inutili polveroni che, alla fine, ti impediscono di vedere chiaramente oltre!
Dopo più di mezzo secolo, lo skateboard mantiene ancora intatto lo spirito underground originario o è entrato a far parte della massa?…E se così fosse, il suo spirito rimarrebbe comunque inalterato?
Nelle prime decadi lo spirito creativo dello skateboard è stato un crescendo di innovazioni che, infiltrandosi profondamente nel tessuto sociale, lo ha influenzato creando nuove tendenze.
Oggi, nel ventunesimo secolo, alle Action Cam e ai Droni si contrappone il ritorno del “Penny”, delle scarpe di tela – prodotte come negli anni ’70-’80 – e delle telecamere a 4/3 con bassa definizione. Tutto ciò potrebbe essere interpretato come un rispettoso e nostalgico tributo ai tempi “d’oro”, oppure, meno ingenuamente, il più chiaro esempio di stasi e massificazione, dove lo skateboard è diventato un rodato ciclo industriale fatto di “vintage” o “artefatto modernismo”. Insomma…un cane che si morde la coda!
Però, questo uniformarsi alla massa, assume un aspetto negativo solo se si perde la capacità di guardare oltre, chiudendo la mente e smettendo di dare un nuovo senso alle cose.
Fondendo esperienze diverse si possono rimettere in moto le idee per tornare a guardare lo skateboarding con occhi diversi.
L’ingresso dello skateboard alle Olimpiadi di Tokyo 2020 potrebbe essere l’occasione per esplorare tutte quelle strade che lo skateboarding ha sempre ignorato….
Il vero spirito dell’underground non è forse quello di sperimentare nuovi sentieri alternativi a quelli già esistenti? Tutto in natura si evolve per adeguarsi al mutare dell’ambiente… chi non lo fa inevitabilmente si estingue! I mammiferi ne sono un esempio allo stesso modo dei dinosauri!
Questa metafora serve solo a evidenziare un contrasto ideologico nel mondo dello skateboard, dove a una apertura si contrappone una chiusura: da una parte il CIO che modifica i suoi regolamenti per adattarsi alle nuove realtà, aprendosi a questa disciplina, dall’altra molti skater che – radicalizzandosi nella loro visione del mondo – oppongono una cieca resistenza alla transizione dello skateboard da stile di vita a sport “canonico”, fatto di metodologia di allenamento, coach, e quant’altro. Chi è il mammifero dei due?
Questo chiudersi a riccio nel proprio modo di vedere le cose potrebbe avere una giustificazione solo se in Italia, da qui ai prossimi giochi Olimpici, non venissero date allo skateboard le stesse identiche opportunità date ad altri sport come il nuoto, la pallavolo, il basket ecc. L’aver creato dei corsi federali per istruttori di skateboard è stato il primo passo in questa direzione, ma l’importante è che a questo ne seguano altri affinché ogni città venga dotata di un numero adeguato di strutture idonee alla pratica dello skateboard e a questo venga data una maggior visibilità così da permetterne la diffusione.
Ma se tutto ciò non dovesse accadere, come dare torto a tutti quelli che ne osteggiano la trasformazione da stile di vita a conforme disciplina sportiva?
Forse la soluzione migliore sarebbe scrollarsi di dosso ogni timore e, mettendo da parte spocchia e pregiudizi, provare a cavalcare l’onda per diventare parte attiva e costruttiva del cambiamento piuttosto che rimanere statici o viverlo con indifferenza.
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